
Il libro di cui oggi vorrei parlare è “Storia di una capinera” di Giovanni Verga, scritto durante gli anni a Firenze nel 1870 è divenuto si da subito il suo primo libro di successo.
La "Storia di una capinera" si svolge in due atti, la prima tra le montagne Catanesi sul Monte Ilice e l’altra nel convento di Catania. Il romanzo epistolare di Verga racconterà di Maria, giovane ragazza che lascerà il convento a causa dell’epidemia di colera e si rifugerà insieme al padre, alla sua matrigna e alla sua sorellastra e fratellastro sul monte. Qui la ragazza trascorrerà giorni felici, correndo e saltando per i prati e passeggiando nei boschi; il tutto sarà accompagnato da una vena romantica in compagnia di Nino, ragazzo che farà scoprire l’amore a Maria, sentimento da lei sconosciuto. I due dopo alcuni giorni trascorsi insieme si dichiareranno amore reciproco. Qui entra in gioco la famiglia di Maria che intuito ciò che stava succedendo tra i due ragazzi vieterà a Maria di rivederlo rinchiudendola nella sua stanza. Tornata nel convento a Catania la ragazza scoprirà con dispiacere che sua sorella era stata promessa in sposa a Nino. Nasce in lei un grandissimo dolore. Il sentimento idilliaco si trasformerà ben presto in ossessione e disperazione e dopo essersi ripresa varie volte dalla malattia che la travolgeva, finirà per divenire folle e inetta a reagire.
Il Verga con questo romanzo, ancor lontano dalla scrittura Verista, sembra però seguire le orme del Francese Emile Zola nei suoi primi scritti lontani dalla corrente Naturalista. Lo stesso Zola ne “I misteri di Marsiglia” racconterà di una donna che per volere dello zio, si farà suora per abbandonare i sapori dell’amore terrestre legati al suo uomo, rifiutato appunto dallo zio. La vita di entrambe sarà relegata alla rinuncia dei sentimenti e delle passioni terrene legando la loro vita a quella di Dio. Entrambe avevano assaporato il frutto dell’albero sacro ed entrambe rimarranno folgorate e divise, come se una volontà Divina o superiore, (in questo caso manifestatasi dalla volontà delle proprie famiglie, entrambe per ragioni differenti) volesse separarle dal proprio amore. Come per Bianca nel romanzo di Zola, così per Maria di Verga dopo aver visto il loro uomo per un’ultima volta, entrambe troveranno la morte. Nel caso di Maria la vista di Nino con la sorellastra nella loro casa, porterà prima alla pazzia e dopo poco tempo porterà alla fine della sua agitata e tormentata vita.
In questo romanzo il Verga non può non rimarcare il suo pessimismo sociale, nel quale le condizioni dei più deboli non possono migliorare; inoltre lo stesso Verga usa il romanzo letterario per denunciare, a mio parere, la mancanza di libertà di decisione della donna e le imposizioni da parte del capo famiglia. Proprio dopo l’unità d’Italia i temi riguardanti i diritti delle donne saranno sempre più esposti, non solo in vari romanzi di denuncia sociale, ma anche da uomini illustri dell’epoca. Il Verga con “Storia di una Capinera” apre le porte a temi sociali, ambientali e a protagonisti di umili origini e darà vita a ciò che noi oggi conosciamo come il Verismo d’Italia.
Comments